Secondo la Corte di Cassazione (ordinanza 30 gennaio 2019, n. 2651) è legittimo l’accertamento emesso a seguito di indagini bancarie. Il contribuente deve dimostrare che eventuali versamenti sul conto corrente sono stati già inclusi nel reddito dichiarato, e perciò già tassati, oppure che non sono rilevanti fiscalmente. Secondo la Corte di Cassazione il principio di diritto secondo il quale, in tema di imposte sui redditi, la presunzione legale (relativa) della disponibilità di maggior reddito, desumibile dalle risultanze dei conti bancari (art. 32, comma 1, n. 2, D.P.R. n. 600/1973) non è riferibile solamente ai titolari di reddito di impresa o di lavoro autonomo, ma si estende a tutti i contribuenti. Inoltre, richiamando una precedente sentenza, precisa che le operazioni bancarie di prelevamento hanno valore presuntivo nei confronti dei soli titolari di reddito di impresa, mentre quelle di versamento hanno valore presuntivo nei confronti di tutti i contribuenti, i quali possono dimostrare che tali versamenti sono stati già inclusi nel reddito soggetto ad imposta o sono irrilevanti.